I viaggi dell’Ophiuchus

Romanzo marinaro moderno, - si svolge nel 1962 - scritto attingendo alla tradizione letteraria più significativa (antica, con la centralità del Mediterraneo, e novecentesca, con l’irrompere sulla scena degli oceani Atlantico e Indiano), dunque mitologia, religione, e - soprattutto -all’esperienza trentennale dell’autore su navi di ogni genere, comprese quelle militari. Ha per protagonista un primo imbarco, Martino Ravani, che trova un posto di allievo di coperta su una bananiera, l’Ophiuchus, che da Genova compie un primo viaggio in Somalia e un secondo in Costa d’Avorio, passando per il Togo e la Guinea, con fermate intermedie. Il giovane - ha 22 anni - apprende i rudimenti del mestiere che svolgerà in futuro e, con una buona dose di coraggio, liquida una storia d’amore che ricompare, di quando in quando, fra gli spostamenti e le soste, le franchigie e la vita di bordo descritta nei particolari importanti: la coperta e la sala macchine, la sala nautica, i calcoli per rotta e punto, le operazioni di carico e scarico. Nonché altre navi, altri equipaggi e il mare in ogni suo aspetto, dal colore alle forme e senza dimenticare descrizioni della fauna che si muove sopra e sotto la sua superficie. Irrompono pure, ogni tanto, frammenti della sua trascorsa infanzia, di cui all’ultimo riesce a liberarsi. Così come è descritto il monsone (nel primo viaggio) e una tempesta atlantica (nel secondo), intercalando alcuni episodi accaduti realmente - Giuseppe Giulietti nella Grande Guerra, l’avventura della Ramb I, l’affondamento del Conte Rosso, le vicende di Paul Zim-mermann, pseudonimo di Paul Drews, ufficiale della Kriegsmarine - ma riveduti, ad altri di pura invenzione. Alla fine capirà che la vita di bordo sarà la sua, già preconizzatagli da un singolare agente marittimo, De Giorgi, lo stesso che gli ha permesso di imbarcarsi e che lui, a ogni arrivo a Genova, tornerà a trovare con gratitudine, conscio che il mare gli è servito - e gli servirà in seguito - per maturare, dar prova di sé e affrancarsi da un’esistenza priva per lui di veri sussulti.