Alcune delle mie letture
E’ sbagliato pensare che chi scrive di storia debba occuparsi soltanto di storia. Il mestiere di vagliare a fondo archivi e istituti, legittimandone in modo razionale i contenuti, dando a essi una veste accessibile, non significa che non siano consentiti “salti” in campi diversi dallo storico, come per esempio il letterario. Non so da chi ho ereditato questa passione; so che, fin dall’infanzia, i libri hanno rappresentato per me un’incomparabile attrativa, a cominciare da Pinocchio e da I promessi sposi. Tralasciando però i primi anni, in gioventù lessi a fondo tutti i libri di Jorge Luis Borges; mi piacquero così tanto che decisi di acquistare le sue opere complete in lingua originale dall’editore Emecè di Buenos Aires. Assai presto mi accorsi che lo stile di Borges, per quanto elevato, presentava aspetti che non mi convincevano del tutto. Comunque, e benché cercassi di studiarlo, non fu per me così determinante come i nichilisti, da Dostoevskji a Stirner, da Schopenhauer a Nietsche, da Cioran a Camus a Georges Bataille: di quest’ultimo è impossibile non citare L’azzurro del cielo. Autori con i quali, per diversi aspetti, mi sento ancora oggi in sintonia. E se, a mio giudizio, un esempio di perfezione letteraria del Novecento è rappresentato da L’uomo senza qualità di Robert Musil, un secondo potrebbe essere Cuore di tenebra di Joseph Conrad e un terzo Sotto il vulcano di Malcom Lowry, un posto di rilievo l’ho concesso a quattro scrittori italiani: Primo Levi, Mario Rigoni Stern, Nuto Revelli e Beppe Fenoglio. Concordo con Calvino, quando a proposito di Fenoglio ebbe ad affermare: “Una questione privata è il romanzo che tutti noi vorremmo aver scritto”. Né posso dimenticare Giani Stuparich o Scipio Slataper e neppure certi “minori”, quali la Marchesa Colombi, Chelli, Federigo Tozzi o il De Amicis di Amore e ginnastica. Per altri aspetti, mi hanno attratto I dialoghi di Confucio, la Storia della filosofia occidentale di Russel e La strega di Michelet. Le volte che ho deciso di optare per la poesia, oltre ai grandi classici (Dante, Ariosto, Petrarca, Leopardi), molte cose hanno saputo dirmi Gozzano, Montale, Firpo, Ungaretti, Sbarbaro, Quasimodo. Due autori, che hanno lasciato opere ormai inserite a pieno titolo nel patrimonio letterario mondiale, non li cito per gli scritti, seppure notevoli; piuttosto, per il maggiore fra i capolavori che hanno saputo realizzare, la loro stessa vita: D’Annunzio e Hemingway. Infine, l’amicizia che mi legava ad uno straordinario disegnatore, Aurelio Galeppini, ha fatto sì che abbia imparato ad apprezzare il più famoso personaggio dei fumetti italiani: Tex Willer, riuscito miscuglio tra John Wayne, Gary Cooper e l’Uomo mascherato.
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