Guerra Civile
La tragica storia della Brigata nera genovese Silvio Parodi

Dopo La banda Spiotta, Partigiani, Brigata Coduri; dopo Io, Bisagno, non poteva mancare, per rendere il quadro completo, questo Guerra civile – La tragica storia della Brigata nera Silvio Parodi, il cui III battaglione era stanziato a Chiavari agli ordini di Vito Spiotta. Lo spirito del nuovo libro, basato soprattutto sui contrasti, spesso violenti, che hanno opposto la Brigata nera genovese ai partigiani – del resto, nacque proprio con quel preciso scopo – è reso da alcuni passaggi chiave ricavati dall’introduzione: «Il lavoro non ha intenti giustificatori, né intende partecipare a quel processo, che da più parti si è tentato con risultati variabili o nulli, di ‘memoria condivisa’; al contrario, gli attori presenti sulla scena – fascisti e nazisti da una parte, resistenti e antifascisti a qualunque titolo da quella opposta, con varie sfumature – restano ben separati né, a giudizio dell’autore, appare possibile oggi una pacificazione, magari calcando sul famoso passaggio della molta acqua ormai fluita sotto i ponti. In altre parole, adoperando il filtro degli anni per cancellare aspetti e fatti del passato che invece, proprio per le modalità in cui sono avvenuti e per l’enorme divisione ideologica di fondo, risultano incancellabili. Qui si descrive l’operato della 31a Brigata nera genovese Silvio Parodi, e dei resistenti che l’hanno combattuta, cioè uno degli strumenti repressivi adoperati dall’effimero sebbene esiziale regime repubblicano, composta in larga misura da personaggi al limite del lecito e della moralità, e da un numero significativo imbevuto di istinti criminali, senza scrupoli o freni inibitori; cui si contrappone la Resistenza con le sue varie sfaccettature, non soltanto quella armata. Ora, se talvolta e avendo presente la particolare situazione di guerra civile, gli intenti metodologici hanno portato a eccessi, non significa affatto che si possano ricercare percorsi comuni. Perché se i brigatisti costituiscono uno degli ingranaggi di una repubblica razzista nata con velleità totalitarie – sul totalitarismo, sulle costanti che lo caratterizzano, occorrerebbe trattazione a sé – a sua volta assoggettato agli invasori nazisti, i resistenti si battono per il ripristino delle libertà conculcate e l’avvento della democrazia. Sebbene poi, all’analisi dei fatti, per loro come per tutti si tratterà di un percorso progressivo, in cui ci vorrà tempo per assimilare concetti di difficile presa. La differenza rimane, comunque, abissale, concedendo però che anche fra gli antifascisti esistano contraddizioni, che nell’euforia della vittoria e nella ricostruzione hanno finito per passare in secondo piano. È doveroso precisarlo e averlo sempre presente quando si intenda affrontare qualsiasi studio sulla Rsi inserendolo, com’è giusto, nella storia d’Italia senza ritenerlo un ‘accidente di percorso’».