SEM BENELLI Questo lavoro, in Italia unico nel suo genere, è dedicato nel 130° anniversario della nascita alla figura di Sem Benelli, poeta e drammaturgo che conobbe uno straordinario successo nei primi cinquant’anni del Novecento e che oggi è caduto in un ingiusto oblio. La sua notevole esistenza, svoltasi sempre ai massimi livelli, principiò a Prato, in Toscana, nel 1877 e si concluse a Zoagli, in Liguria, nl 1949. Non è sbagliato sostenere che l’autore della famosissima Cena delle beffe visse da protagonista i momenti cruciali della storia nazionale. Anzi, il libro rappresenta l’occasione, attraverso i modi di agire di un poeta, per ripercorrerli. Volontario in due guerre, decorato al valore, dal 1924, dopo il delitto Matteotti, con la costituzione della “Lega Italica” ingaggiò la sua personale battaglia contro il fascismo, che ne segnò il resto della vita. Fu tra i pochi che non accettarono di sottomettersi, in un mondo che sembrò avere eletto il conformismo a regola irrinunciabile. Non solo, ma ancora attraverso Benelli si è indagato il rapporto, spesso ambiguo, che si instaurò tra il fascismo e il mondo della cultura. Una ambiguità, a dire il vero, a “binario doppio” e a doppia acquiescenza, che ebbe il suo fulcro nel Ministero della cultura popolare e nelle creazioni volute dal regime: l’Accademia d’Italia, Cinecittà, la Direzione generale del teatro, le riviste, citandone qualcuna che con Benelli ebbe a che fare. Così come con lui ebbero a che fare tutti i maggiori personaggi politici e non solo del Ventennio: da Mussolini a Balbo, da Ciano ad Alfieri, da Arpinati a Pavolini, da Rossoni a Bocchini, da Ramperti a D’Amico. Senza contare i letterati e gli scrittori: tutti dissero qualcosa, tutti proposero, molti invidiarono.
Il ventennio, tuttavia, in qualche misura segnò la vita del poeta anche dopo il 1945, quando conclusasi la bufera dovette sostenere altri scontri con gli stessi personaggi di allora, traghettatisi indenni nello Stato democratico. Il suo individualismo si esaperò e l’amarezza per non essere riuscito a farsi comprendere come lui avrebbe inteso lo accompagnarono fino alla morte, nella consapevolezza che i residui del “carnevale fascista” ancora non s’erano spenti attorno a lui.
Il lavoro è stato reso possibile per il ritrovamento di documenti di grande valore provenienti dall’Archivio centrale dello Stato, dal “Fondo Benelli” depositato presso la Società Economica di Chiavari, dal Bundesarchiv di Berna, dall’Archivio del ministero della Difesa per il personale militare e, infine, dall’Archivio di Stato di Genova.
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