Omicidi
in Appennino – menzogne e verità
sul
mostro di Bargagli 1939-1989
Una delle
vicende più intricate e misteriose che dal 1939 giunge al 1989 e che riguarda
una catena di omicidi, senza soluzione, che hanno coinvolto il piccolo paese di
Bargagli, situato nell’entroterra di Genova. Sul «mostro di Bargagli», sul
giallo-nero del piccolo centro della Val Bisagno si è scritto a sproposito, si
sono compiute analisi «scientifiche» e sociologiche, si è scomodata la
genetica, si sono riesumate «tare ereditarie» in un crescendo che ha
dell’incredibile. Ciascuno dei chiamati in causa si è sentito in obbligo di
dire la sua attingendo a «fonti certe», a presunte «rivelazioni», a «fughe di
notizie» incontrollate, a passi compiuti in varie direzioni. Con il risultato
che la maggior parte delle ipotesi ha ricevuto dai fatti regolare smentita e
nessuno si è avvicinato alla verità. Perché l’intreccio è complesso, ma
qualcosa a ben guardare emerge dal caos: la verità dei giudici, per esempio,
che chiunque riesce a cogliere da sé. E si può costatare che dopo l’ultimo
omicidio, avvenuto nel 1983, riguardante una baronessa capitata a Bargagli
sette anni prima quasi per caso, il sangue non scorre più e la sete del
«mostro» risulterebbe finalmente placata. Questo corrisponde da un lato ad un
deciso affondo dei magistrati, risoluti a chiudere una storia che ha già avuto
troppe vittime, il cui unico torto è consistito nell’essere entrate nei
pensieri di chi ha ucciso convincendolo che potessero minarne la posizione
conquistata; dall’altro all’incalzare del tempo. Nomi ricorrenti, sempre gli stessi, che
rimbalzano sulle pagine dei giornali ogni volta quando, tra il novembre 1961 e
il luglio 1983, avvengono fatti di sangue, morti sospette, omicidi che neppure
oggi risultano abbastanza chiari: soprattutto, non si è mai trovato un solo
colpevole. Nonostante siano seguite inchieste e processi nel corso dei quali,
di volta in volta il paese, i suoi abitanti, il territorio circostante abbiano
subito controlli a ripetizione e linciaggi mediatici, nulla di certo è mai
apparso a rischiarare una storia torbida e a tratti perfino incredibile. Le sue
origini debbono ricercarsi nel periodo travagliato della guerra di Mussolini –
che si svolge lontano dai confini nazionali – e in quello durissimo e senza
esclusione di colpi della guerra civile, in un tempo in cui l’incontro con la
morte rientra nell’ordinario e dove il sospetto, la delazione, l’omertà,
l’eroismo, la paura, gli istinti criminali e la solidarietà appaiono tutti
legati strettamente assieme. Tuttavia, il cosiddetto «mostro di
Bargagli» continuerà a rimanere un oggetto indefinito, inconcluso. Indizi
molti, perfino troppi, certezze nessuna. Una storia durata più di quarant’anni,
un thriller ad alta tensione, una trama in cui risulta difficile aggrapparsi a
un filo conduttore, ma che indubbiamente riesce ancora a catalizzare
l’attenzione. Dopo le edizioni del 2010 del 2012, a seguito di numerosi
solleciti, ho deciso di riproporre il libro, opportunamente rivisitato e con
diverse aggiunte, che permettono di chiarire ulteriormente l’accaduto.
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